Due chiacchiere con Massimo Zoni, proprietario del Mono Bar di Locarno e membro di Risonanza Rec

Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Massimo Zoni, giovane ticinese proprietario del Mono Bar a Locarno e membro ucciale dell’etichetta discografica e associazione per la promozione di musica live nel Locarnese: Risonanza Rec.
Massimo ci racconta il percorso che ha fatto fino ad oggi e cosa vuol dire avere un’attività propria nell’ambito della ristorazione. Inoltre ci svela qualche consiglio per chi come lui vorrebbe aprire un locale in una realtà come quella ticinese.

Per saperne di più, leggete l’intervista…

Entrata Mono Bar – Fonte immagine: Massimo Zoni


Ciao Massimo, raccontaci brevemente chi sei e il tuo percorso fino ad arrivare ad aprire il Mono Bar

Non ho avuto un percorso molto lineare: ho fatto l’apprendistato come muratore con maturità annessa, poi sono andato in Australia a far e uno stage di lingue dove ho notato che mi piaceva molto organizzare feste con gli amici. Grazie anche a mio fratello che faceva la scuola alberghiera, ho iniziato a conoscere questo settore ed essendo una persona a cui piace sempre provare cose nuove e che si annoia molto facilmente ho incominciato anche io la scuola alberghiera a Bellinzona. Il secondo anno di scuola è di stage che ho svolto in Toscana. Dopodiché ho lavorato per la 60esima edizione del Film Festival Locarno nell’ufficio ospitalità. Ho svolto in seguito il servizio civile all’Ostello della Gioventù a Locarno dove ho ricevuto la proposta di andare a lavorare a Vallbella nel Canton Grigioni. Qui ho fatto la mia prima esperienza da diplomato come assistente di direzione.
Ho lasciato poi i Grigioni e sono tornato in Ticino dove ho iniziato a lavorare ad Ascona in un Hotel sempre come assistente di direzione. Dopo un anno mi sono trasferito a Zurigo a lavorare per la Booking.com, ma sotto sotto ho sempre avuto il sogno di aprire un bar. Cosi un giorno parlando con degli amici ho scoperto che il proprietario dell’allora Bar Classicko avrebbe mollato e perciò mi sono lanciato in questa nuova avventura.

Perché lasciare un “lavoro sicuro” per investire su un’attività senza avere la certezza del successo?

In poche parole perchè avevo voglia, ero convinto ed era il momento giusto per farlo: sono nato e cresciuto qui e sono sempre rimasto un po’ deluso dall’offerta…si vedeva che a Locarno c’era una grande esigenza e mancava la proposta.
Prima del Mono Bar ho avuto altre occasioni che ho preso in considerazione ma o l’affitto era troppo alto, o c’era la mancanza di posteggi, o l’ubicazione era fuori dal centro, insomma c’era sempre qualcosa che non andava bene.
Nessuno mi ha mai detto che sarebbe stata un’occasione d’oro ma mi sono limitato a vedere il locale come una scatola vuota e per la prima volta tutto combaciava con le mie necessità: location e budget. Inoltre potevo anche “permettermelo”, nel senso che sarei stato l’unico responsabile dell’eventuale insuccesso dell’attività aperta.
Ero convinto di poter far qualcosa di nuovo, volevo portare un concetto nel posto giusto. Ero un po’ intimorito da ciò che gli altri mi dicevano: “Non farlo è una cavolata”, “Guarda quanti bar esistono già e falliscono”, “Tu chi credi di essere per cercar di fare qualcosa di nuovo?” ma io ci ho creduto fino in fondo.
Non ho mai avuto un bar prima quindi ho avuto anche molte difficoltà ad aprire un nuovo locale tra attesa, fermento, problemi logistici e burocratici…non avevo la pratica ma avevo la convinzione e tutto ha iniziato a funzionare.

Qual è l’offerta del Mono Bar e perché la gente dovrebbe frequentare il tuo locale?

Il Mono Bar ha cercato di creare un’impronta propria, una sua identità basata sul concetto di musica dal vivo. Una proposta non commerciale e di massa, ma che cerca di puntare sull’innovazione e sull’ “alternativo”. I prodotti offerti sono pochi e di qualità: non facciamo di tutto quando non siamo capaci di fare tutto, ma facciamo poco e facciamolo bene.
La musica è l’aspetto che ci distingue dagli altri locali e che di conseguenza è ciò che determina il target.

Il “dovrebbe” nella ristorazione non funziona molto, sono convinto che se si da il meglio la gente lo apprezza. Predominante è la voglia di far star bene che la voglia di voler guadagnare. Bisogna vedere il cliente come una persona cui vuoi bene non come un prodotto di una catena di montaggio: quello che fai per lui è quello che vorresti ricevere tu quando vai in un bar.

So che fai parte anche di “Risonanza Rec”. Raccontaci di cosa si tratta.

Inizialmente miei due amici, frequentando spesso Lugano e vedendo che l’offerta musicale alternativa era molto più avviata e attiva che qui, hanno portato dei concerti nel Locarnese che hanno avuto molto successo. Quindi si sono detti “qui manca questa scena e c’è un bel risconto…sviluppiamola”. Perciò hanno creato Risonanza Rec. che di base è un’etichetta discografica ma in realtà è un’associazione che si occupa di promuovere musica live nel Locarnese. Io sono entrato a far parte dopo essere tornato da Zurigo, prima come aiuto, poi come membro ufficiale. Abbiamo aperto un luogo ufficiale, il Mono Bar, dove prende sede tutta quella che è la proposta musicale live di Risonanza Rec.

Cosa funziona e cosa può essere migliorato a Locarno/Ticino in termini di “vita notturna”?

In Ticino in generale ma soprattutto a Locarno, la cultura non viene riconosciuta come vero valore, ma troppo spesso viene riconosciuto solo il valore economico delle cose. Alcuni non hanno la passione per questo lavoro ma hanno aperto un’attività per il guadagno e questo non rende opsitali e accoglienti.
Manca un dicastero “Cultura e giovani”, ci si concentra molto sulle manifestazioni pulsanti e principali di Locarno come Moon&Stars, Film Festival, Notte Bianca,…ma ci si dimentica che l’anno dura 365 giorni.
Il nuovo logo di TicinoTurismo, fatto di tanti micro-pixels, vuole valorizzare il fatto che il Ticino è formato da tante micro-esperienze (concertini live, musica su qualche terrazzina,…), ma poi in pratica non si mettono in atto queste cose e ciò si ripercuote sulla non attrattività della nostra regione.
Purtroppo poi si vengono a creare malumori anche tra gli esercenti che al posto di collaborare si fanno la guerra: “Quel posto li ha un tavolino in più ora chiamo il municipio e glie lo faccio togliere!”. Inoltre ci sono troppe restrizioni, troppi costi, troppe tasse.

La nostra fortuna è il posto in cui viviamo, la natura, il sole, le piazze. Vero è che negli ultimi hanni sono cambiate molte cose, si vede che c’è la voglia di migliorare e concedere qualcosa in più agli esercenti. C’è un’attitudine un po’ più propositiva e c’è la voglia di risolvere i problemi. Però c’è ancora tanta strada da fare e tanto da imparare!

Quali consigli puoi dare a qualcuno che come te vuole aprire un nuovo locale in una realtà come quella ticinese?

Il mio consiglio è di viaggiare un po’ di più e di imparare dagli altri. Non cerchiamo di essere i più bravi quando non lo siamo.
Sicuramente bisogna rendersi conto prima di aprire un locale quanto tempo bisogna investire nell’attività e quanto tempo rimane per sé stessi. Se non c’è passione ma lo si fa solo per avere un riscontro economico non funzionerà mai.
Consiglio di avere un concetto, di avere qualcosa che gli altri non hanno, distinguersi dalla massa.
Non si hanno margini di errore, a livello di business plan dev’essere calcolato tutto nei particolari. Nel settore della gastronomia guadagnare 20mila franchi è duro e impegnativo ma perderne 200mila è un attimo.

Parete interna del Mono Bar – Fonte immagine: Risonanza Rec.